Durante i quattro anni del suo impero, Caligola (12-41 D.C.) nominò senatore un suo cavallo, di nome Incitatus. Nella mente malata dell’imperatore, si trattava semplicemente di un atto di riconoscenza verso il fedele compagno di tante cavalcate. Il fatto che il quadrupede, per quanto intelligente possa essere stato, non avesse una adeguata preparazione politica, era per lui irrilevante, come era irrilevante il fatto che tale nomina potesse essere interpretata come uno sfregio alle istituzioni. In fondo all’Imperatore non interessava governare, bensì comandare, e per perseguire tale fine sia il Senato, che i Senatori tutti (siano essi bestie o no), non avevano alcuna utilità: si faceva come diceva lui e basta.
A distanza di quasi 2000 anni non sembra che a Roma le cose siano cambiate più di tanto: chi comanda continua a conferire alte cariche a individui di dubbia capacità politica e istituzionale, purché siano di comprovata fedeltà. Solo le bestie sono cambiate, non più cavalli ma asini, più qualche troia.
In ogni caso, sempre ricordi di piacevoli cavalcate.
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